La Frequenza Cardiaca
LA FREQUENZA CARDIACA
Vent’anni fa era raro vedere un
atleta con un cardiofrequenzimetro mentre oggi quasi tutti gli sportivi ne
hanno uno.
La tecnologia ha fatto passi da
giganti anche nel mondo sportivo, tanto che per molti lettori anche la
frequenza cardiaca può essere definita come un parametro ormai antiquato,
sostituita dai WATT e dalla potenza.
Sfortunatamente però non tutti
gli atleti sono disposti ad investire delle cifre considerevoli per acquistare
un power metr; per questo motivo la FREQUENZA CARDIACA è ancora tutt’oggi il
dato maggiore su cui si basano i biker (amatori soprattutto) per svolgere i
propri allenamenti.
Ormai tutti gli appassionati
sanno che la frequenza cardiaca non può fornire una visione a 360° del carico
dell’allenamento sull’organismo poiché moltissimi fattori esterni possono
influenzare la risposta del muscolo cardiaco.
L’articolo di oggi targato SPORT&HEALTH
PROGRAM TRAINING proverà a darvi delle indicazioni su come poter interpretare i
dati del vostro cardiofrequenzimetro.
Prima dell’avvento dei
cardiofrequenzimetri, quando un atleta iniziava la propria sessione da
allenamento in cui magari aveva delle ripetute, valutava continuamente
l’andamento del proprio training decidendo man mano se tagliare o continuare il
lavoro specifico iniziato.
Per prendere questa decisione si
basava sul RPE (tasso di percezione dello sforzo).
RPE si basa sulla reazione
soggettiva della fatica, del respiro, dell’accumulo di lattato e altre
sensazioni meno definibili durante l’allenamento.
Quello che aveva di buono questo
sistema era che il ciclista doveva continuamente rimanere sintonizzato sulle
sensazioni che il proprio corpo gli inviava.
Per avere una tale sensibilità,
lo sportivo deve avere certamente un’esperienza sul proprio sport e sviluppare
competenze specifiche necessarie a capire certe sensazioni.
Adesso, grazie all’avvento dei
cardiofrequenzimetri e dei misuratori di potenza, molti ignorano l’RPE
concentrandosi solamente sui valori che leggono sul proprio computerino.
Essere in grado di valutare le
proprie sensazioni unito ai parametri di FC è il primo passo per valutare
correttamente i dati del proprio allenamento.
La frequenza cardiaca non dice se
si sta performando bene in gara o in allenamento, ma molti atleti traggono
frettolosamente delle conclusioni basandosi su questo numero.
Per esempio molto spesso si sente
dire: la mia frequenza cardiaca non aumentava e quindi ho interrotto
l’allenamento.
E’ penalizzante avere una una
FC bassa??
Un effetto collaterale
fisiologico del miglioramento della condizione aerobica è l’aumento della
gittata cardiaca con più sangue che viene pompato ad ogni battito. Ciò
significa un abbassamento della FC ad ogni zona dei propri parametri di
allenamento.
Quindi una bassa FC in
allenamento potrebbe voler dire che siete ben allenati o state facendo una gara
di alto livello.
Un’altra conclusione errata, che
altrettanto spesso sento, è quella che avere una frequenza cardiaca elevata è un
fattore positivo.
“Il mio cuore saliva
facilmente oggi...”: questa affermazione spesso viene tradotta come una
buona forma fisica, ma anche questo non è sempre vero.
Anche un soggetto sedentario, se
messo su una bicicletta, potrà raggiungere una FC elevata pari a quella di un
ciclista ben allenato. Naturalmente quello che farà la differenza è la diversa
potenza espressa dai due… una potenza bassa con una FC alta sarà indice di detraining.
Un altro uso errato del
cardiofrequenzimetro è quello di trarre conclusioni sul proprio stato di forma.
La frequenza cardiaca deve essere messa sempre in confronto con qualcosa: la
potenza unita alla FC e al RPE è l’unico modo per poter dare un giudizio
preciso sulle proprie condizioni.
Se la FC è bassa e la potenza è
alta ( in confronto alle performance precedenti), significherà che la forma sta
crescendo verso la condizione migliore.
Se le pulsazioni sono alte e la
potenza è bassa, l’atleta sarà in un periodo di fatica, stress o addirittura
overtraining.
Il ciclista quindi si trova nella
posizione privilegiata di poter raccogliere una grande quantità di dati sulle
proprie prestazioni sia in allenamento che in gara.
L’analisi dei dati raccolti
tramite sistemi come cardiofrequenzimetro, misuratore di potenza e GPS permette
di migliorare la propria performance e confrontarle nei vari periodo della
stagione.
L’importante è avere un approccio
organizzato nella raccolta dei dati, non facendosi però condizionare troppo da
questo grande volume di numeri.
Ricordiamoci che tutti i sistemi
di analisi presentano alcuni punti deboli che non permettono sempre di avere
una disamina corretta della propria condizione.
Quindi ben vengano i dati
raccolti, ma mettiamoli sempre in relazione alle sensazioni, non dimenticando
di affidarci una volta ogni tanto anche all’ISTINTO.
Se volete approfondire
l’argomento scrivete a: shprogramtraining@gmail.com
Giovanni Gilberti
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